Esempi di lavoro "a giornata"
> Crociffissione da Altichiero da Zevio (circa 1369-1384)
> Giudizio universale da Michelangelo Buonarrotti
Per concludere
: da Petrarca al Rinascimento
Siena e il "bene
comune" : gli affreschi dei fratelli Lorenzetti a Siena
(Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo)
> Il Buon Governo: effetti sulla città; sulla campagna
> Il Cattivo Governo: effetti sulla città; sulla campagna
Machiavelli : “il Principe”
Principe, Il Opera (1513) di N.
Machiavelli. A partire dall’esperienza di governo e dallo studio degli autori
greci e romani (quali Livio, Senofonte e Polibio) Machiavelli teorizza un
principato rinnovato fondandosi sulla «verità effettuale della cosa» invece che
«sull’immaginazione di essa» (15). In luogo degli assetti politici idealizzati
delle teorie classiche e utopistiche, «che non si sono mai visti né conosciuti
essere in vero», la sua costruzione teorica fonda il principato su
un’antropologia realistica e pessimistica, descrivendo gli uomini come
«tristi», ossia malvagi e moralmente riprovevoli: «Degli uomini si può dire
questo generalmente: che sieno ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori,
fuggitori de’ pericoli, cupidi di guadagno» (17). Un principe «nuovo» che
voglia mantenere lo Stato e il governo non può assumere a criterio della
propria azione la bontà («un uomo che voglia fare in tutte le parte professione
di buono, conviene ruini infra tanti che non sono buoni», 15) o la correttezza;
egli deve poter compiere anche azioni viziose «non partirsi dal bene potendo,
ma sapere entrare nel male, necessitato» (17). Il principe deve «vincere e
mantenere lo Stato: e mezzi saranno sempre iudicati onorevoli, e da ciascuno
laudati» (18), tenendo in conto che in politica esser temuto è fondamento più
stabile – seppur non preferibile – che essere stimato. Il principe, pur
sembrando possedere qualità morali, tenere fede ai patti ed essere religioso,
deve essere pronto a violare tali comportamenti, poiché i suoi antagonisti
farebbero altrettanto; egli deve essere insieme uomo e bestia, e come bestia
deve essere «golpe» e «lione»: «perché il lione non si defende da’ lacci, la
golpe […] da’ lupi» (18). A monte di tali attitudini deve esservi la
fondamentale capacità di interpretare le circostanze, riconoscendo gli assetti
della realtà storica (che segue cicli necessari) e adeguandosi altresì al
variare della «fortuna», onde, mediante la propria peculiare «virtù» e con
«impeto», cogliere l’«occasione» per agire: «bisogna che egli abbia uno animo
disposto a volgersi secondo ch’eventi della fortuna e le variazioni delle cose
li comandano» (18).