ESABAC Seconde
giovedì 17 giugno 2021
Cinema cinema
Curiosità su Don Camillo, Peppone, e Guareschi. Qui
DON CAMILLO - La Partita.., Arbitro in Chiesa... Qui.
giovedì 18 marzo 2021
Geografia 3 - Risorse sotto pressione - ripresa del compito
Risorsa sotto pressione
Ripresa del compito sulla Sicilia
Didascalia possibile
Titolo - L'acqua in Sicilia, una risorsa sfruttata ma in pericolo
domenica 14 giugno 2020
CAPITOLO 5 E 6 – LA SFIDA DELLO SVILUPPO E LE DISUGUAGLIANZE - documenti
TEMA 2 - TERRITORI, POPOLAZIONI E SVILUPPO: QUELLE SFIDE ?
2. l divario dell’Indice di sviluppo
umano (ISU)
I – La sfida dello sviluppo
6. I 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile nel 2030
Il 25 settembre 2015 oltre 150 capi di Stato hanno adottato all’unanimità la risoluzione «Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile». L’Agenda stabilisce un quadro globale di riferimento per lo sviluppo sostenibile da attuare entro il 2030. La Svizzera s’impegna per la sua realizzazione sia a livello nazionale che internazionale. LʼAgenda 2030 per uno sviluppo sostenibile è il frutto delle conferenze ONU per lo sviluppo sostenibile (1992, 2002, 2012) e gli obiettivi di sviluppo del Millennio scaduti alla fine del 2015. L'Agenda definisce le sfide globali più importanti, fissando le direttive e le priorità dello sviluppo sostenibile per i prossimi 15 anni. Il piano d'azione intende porre fine ad ogni forma di povertà e alla fame, proteggere la vita sulla terra, promuovere la pace e il benessere nonché rafforzare le partnership per gli obiettivi dello sviluppo sostenibile. L'Agenda 2030 comprende anche i risultati emersi in occasione della terza conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo tenutasi a Addis Abeba.
Il caposaldo dell'Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile è costituito dai 17 obiettivi globali di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG) e dai relativi 169 obiettivi associati, che dovranno essere raggiunti entro il 2030 da tutti gli Stati membri dell'ONU. Ogni Stato potrà inoltre adeguare gli obiettivi alle proprie specificità nazionali. Gli OSS tengono conto in modo equilibrato delle tre dimensioni (economia, ambiente e società) dello sviluppo sostenibile.
7. Aumento del consumo di proteine animali
6. I 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile nel 2030
Il 25 settembre 2015 oltre 150 capi di Stato hanno adottato all’unanimità la risoluzione «Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile». L’Agenda stabilisce un quadro globale di riferimento per lo sviluppo sostenibile da attuare entro il 2030. La Svizzera s’impegna per la sua realizzazione sia a livello nazionale che internazionale. LʼAgenda 2030 per uno sviluppo sostenibile è il frutto delle conferenze ONU per lo sviluppo sostenibile (1992, 2002, 2012) e gli obiettivi di sviluppo del Millennio scaduti alla fine del 2015. L'Agenda definisce le sfide globali più importanti, fissando le direttive e le priorità dello sviluppo sostenibile per i prossimi 15 anni. Il piano d'azione intende porre fine ad ogni forma di povertà e alla fame, proteggere la vita sulla terra, promuovere la pace e il benessere nonché rafforzare le partnership per gli obiettivi dello sviluppo sostenibile. L'Agenda 2030 comprende anche i risultati emersi in occasione della terza conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo tenutasi a Addis Abeba.
Il caposaldo dell'Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile è costituito dai 17 obiettivi globali di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG) e dai relativi 169 obiettivi associati, che dovranno essere raggiunti entro il 2030 da tutti gli Stati membri dell'ONU. Ogni Stato potrà inoltre adeguare gli obiettivi alle proprie specificità nazionali. Gli OSS tengono conto in modo equilibrato delle tre dimensioni (economia, ambiente e società) dello sviluppo sostenibile.
Sito della Confederazione Svizzera -
https://www.are.admin.ch/are/it/home/s
viluppo-sostenibile/cooperazione-
internazionale/l_agenda-2030-per-uno-
sviluppo-sostenibile.html
7. Aumento del consumo di proteine animali
o Studio di un caso – Lo sviluppo disuguale dell’India
8. New Delhi
New Delhi, tra le capitali più inquinate del mondo, si respira male e a fatica. Ma l’aria che si respira, tra smog, detriti di materiali da costruzione e miasmi del sacro fiume Yamuna, è aria di rivincita.
8. New Delhi
New Delhi, tra le capitali più inquinate del mondo, si respira male e a fatica. Ma l’aria che si respira, tra smog, detriti di materiali da costruzione e miasmi del sacro fiume Yamuna, è aria di rivincita.
Matteo MIAVALDI, “India, superpotenza in potenza”, Il Tascabile,
31 ottobre 2016 – https://www.iltascabile.com/societa/india-
superpotenza/
9. Situazione globale dell’economia indiana
Prodotto Interno Lordo (PIL)
|
2,264 miliardi US$
|
Tasso di crescita economica
|
7,1%
|
Inflazione
|
4,5%
|
Popolazione totale
|
1,3335,250,000 ab.
|
Popolazione lavorativa
|
520,199,005
|
Disoccupazione
|
3,46%
|
Debito estero
|
456,140,000,000 US$
|
Debito interno
|
6935 del PIL
|
10. La “Locomotiva” Indiana
Il Paese che cresce di più al mondo rimane uno dei più poveri. In India il Pil cresce a ritmi vertiginosi. Ma lo fa anche una popolazione che è, in larga parte, preda della miseria.
La locomotiva indiana corre a velocità indiavolata e nel 2018 supererà la Cina, diventando così il Paese con il tasso di crescita piu' alto al mondo. Secondo l'Fmi, quest'anno la Cina con il suo +6,8%, contro il +6,7% dell'India, resta in testa, ma dal 2018 il subcontinente indiano ingranerà la quarta, passando a +7,4% e nessuno potrà competere con una simile prestazione, neanche l'ex Celeste Impero, che arretrerà a +6,6%. La previsione del Fondo rappresenta un bel viatico per il discorso del premier indiano, Narendra Modi, al World Economic Forum di Davos, dove è il primo dei grandi leader mondiali a prendere la parola.
Alessandro GALIANI , “Il paese che cresce di più al mondo rimane uno dei più poveri”, Agi – Economia, 23 gennaio 2018 -
https://www.agi.it/economia/india_economia-3402873/news/2018-01-23/
11. Un settore dinamico delle attività indiane: i servizi
I servizi sono, infatti, una quota crescente delle esportazioni indiane, grazie alla competitività dei servizi professionali (soprattutto software e settore dei computer) che ne rappresentano circa il 70%. Essi controbilanciano la limitata specializzazione indiana nei settori manifatturieri avanzati. La forza di questo settore nasce anche dal fatto che esso ha beneficiato (come quello manifatturiero cinese) delle attività di delocalizzazione di imprese straniere, soprattutto dagli USA. I servizi sono, infatti, il terzo settore ricettore degli IDE, con un afflusso cumulato di 3 miliardi di dollari fra il 1991 e il 2005, in un settore dove contano meno le infrastrutture materiali e più la competenza della forza lavoro. Questi IDE hanno consentito alle imprese indiane di migliorare il loro posizionamento lungo la catena internazionale del valore, e hanno favorito la nascita di una articolata catena di subfornitura di servizi professionali che vanno da quelli informatici a quelli medico-diagnostici, proprio come è avvenuto in Cina nel settore manifatturiero.
Stefano CHIARLONE, “L’economia indiana: un mercato emergente anomale”, Italieuropei, 1 maggio 2006 -
https://www.italianieuropei.it/la-rivista/item/993-leconomia-indiana-un-mercato-emergente-anomalo.html
14. Un divario di genere anomalo
I dati: 945 femmine ogni 1000 maschi. Ogni 51 minuti, una donna subisce molestie e aggressioni in pubblico.
La Thomson Reuters Foundation – settore della Reuters a difesa del giornalismo indipendente, dei diritti umani e delle legalità – sette anni fa, stilò un’interessante classifica definendo i luoghi più difficili e rischiosi per le donne. Utilizzando diversi criteri, dalla salute pubblica, alla discriminazione, alle tradizioni culturali, alla violenza sessuale e non sessuale, fino al traffico di esseri umani, furono esaminati 193 Stati membri delle Nazioni Unite. Ad ogni categoria, per Paese esaminato, fu attribuito una scala di valori, la cui somma, secondo una visione sinottica, determinò una graduatoria a partire dal “peggiore”. Il quarto posto fu attribuito all’India, prima della Somalia e dopo Afghanistan, Repubblica del Congo e Pakistan. Dopo sette anni, l’attuale top10 è cambiata, dando all’India il triste primato per pericolosità e peggiore qualità di vita per le donne. Tutti i reati a sfondo sessuale, dalla servitù alla schiavitù, allo stupro, agli abusi domestici, alle molestie sul luogo lavoro, ai matrimoni forzosi, fino al reato con acido – molto praticato dagli uomini -, non sono contrastati da un’adeguata normativa. C’è questa difficoltà, per le donne indiane, a ottenere giustizia rispetto a una apparente situazione di modernità e conquista culturale. Una società schizofrenica che se da un lato ammette il dilagare di un modernismo selettivo, dall’altro relega la donna a una condizione di vita primitiva. Lo iato sembra evidenziare una volontà maciste conservatrice, figlia delle peggiori società del passato, dove la donna è considerata ancora e sempre meno di niente.
I dati: 945 femmine ogni 1000 maschi. Ogni 51 minuti, una donna subisce molestie e aggressioni in pubblico.
La Thomson Reuters Foundation – settore della Reuters a difesa del giornalismo indipendente, dei diritti umani e delle legalità – sette anni fa, stilò un’interessante classifica definendo i luoghi più difficili e rischiosi per le donne. Utilizzando diversi criteri, dalla salute pubblica, alla discriminazione, alle tradizioni culturali, alla violenza sessuale e non sessuale, fino al traffico di esseri umani, furono esaminati 193 Stati membri delle Nazioni Unite. Ad ogni categoria, per Paese esaminato, fu attribuito una scala di valori, la cui somma, secondo una visione sinottica, determinò una graduatoria a partire dal “peggiore”. Il quarto posto fu attribuito all’India, prima della Somalia e dopo Afghanistan, Repubblica del Congo e Pakistan. Dopo sette anni, l’attuale top10 è cambiata, dando all’India il triste primato per pericolosità e peggiore qualità di vita per le donne. Tutti i reati a sfondo sessuale, dalla servitù alla schiavitù, allo stupro, agli abusi domestici, alle molestie sul luogo lavoro, ai matrimoni forzosi, fino al reato con acido – molto praticato dagli uomini -, non sono contrastati da un’adeguata normativa. C’è questa difficoltà, per le donne indiane, a ottenere giustizia rispetto a una apparente situazione di modernità e conquista culturale. Una società schizofrenica che se da un lato ammette il dilagare di un modernismo selettivo, dall’altro relega la donna a una condizione di vita primitiva. Lo iato sembra evidenziare una volontà maciste conservatrice, figlia delle peggiori società del passato, dove la donna è considerata ancora e sempre meno di niente.
Elvira ZAMMARANO, “Nascere in India, un rischio per le donne”, Wide News, 11 settembre 2018 - https://widenews.it/nascere-in-india-
un-rischio-per-le-donne/
15. Il problema delle baraccopoli e dei slum: Dharavi a Mumbai nel 2009 I dati: un abitante su 6 vive dentro case inadeguate.
Fonte – Wikipedia
giovedì 7 maggio 2020
Presentazione della gita scolastica a Pernes-Les-Fontaines e Fontaine della Valchiusa
Presentazione della
gita scolastica a Pernes-Les-Fontaines e Fontaine della Valchiusa
Lo scopo qui è di restituire le cose che si potevano vedere (o no) nel
corso della gita non realizzata.
I – Pernes-Les-Fontaine
· Mappa film 1
È una
città che appare nell’alto medioevo. Paternis Villa (nel 994) si trasforma in Paternis
Castris nell’undicesimo secolo.
Si presenta come una città
fortificata, localizzata sulle rive della Nesque, circondata da una cinta con torri,
aperta da alcune porte; Nel periodo del controllo della regione dalla contea di
Tolosa, Pernes divenne la “capitale” del contado venassino (dal 1125 fino al
1320).
Nel
1274 il Contado è trasferito ai Papi che scelgono Carpentras e finalmente
Avignone.
1. Pianta di Pernes
a. La città di Pernes
Ø
Cinta – fu eretta principalmente nella fine del
quindicesimo secolo, per proteggere la popolazione dei soldati smobilizzati
dalle guerre (guerra dei cent’anni) che saccheggiavano la regione.
2. Porta “Villeneuve”
Ø
Fontane
– ci sono circa quaranta, dentro ciascuna piazza
3. Fontana
della Piazza Cormoran, e la halle
Ø
Ponte Nostra Signora
4. Ponte sulla Nesque e cappella
di Nostra Signora
Ø
Chiesa ND di Nazareth – Struttura del
XII- XIII secolo, interessante per i suoi bassorilievi e suo portale sculto.
5. Chiesa Romana di San
Nazareth
6. Portale sculto
Ø
Casa
Ebrea e bagno ebreo (Mikvé, Hotel de Cheylus) – Dal medioevo fino al 1569, una
popolazione ebrea viveva nella città. Il Mikvé (bagno rituale per la
purificazione delle donne) fu costrutto all’inizio del cinquecento. È situato nelle
cantine, al livello del corso della Nesque, e alimentato dalle falde freatiche,
li permettendo di mantenere un’acqua pura permanente.
5. Mikvé
a. Il Torre Ferrande
1. La struttura e storia sua
1. Torre foto
2. Torre, disegno
Una torre di tre livelli,
eretta nel XII secolo nella parte nord-ovest della città. Il ciclo di affreschi
fu dipinto nel XIII secolo.
Realizzata
per l’ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, non fu mai un’abitazione
(l’ipotesi è di essere il deposito dell’archivio dell’ordine).
1. Gli affreschi
Il ciclo è d’importanza; sono i primi affreschi militari di Francia
3. Ripartizione (in francese)
Descrizione generale delle strutture
I due livelli i più alti sono dipinti. Nel primo, ci sono forme
geometriche classiche sulle pareti come il soffitto
4. Affreschi del 2 piano
5. Soffitto dipinto
6. Pareti e Soffitto
1. Il ciclo
· San Cristoforo vi accoglie
7 e 8. San Cristoforo
Ø
Prima
figura che accoglie al terzo piano all’uscita della scala.
“Il” gigante che ha portato Cristo (Cristoforo). L’iscrizione evoca il
ruolo profilattico dell’immagine (che protegge).
· Vergine col bambino
9.
Vergine
Ø
Di
fronte a San Cristoforo; con due personaggi senza attributi distinti = idea di
Gesù come una “porta”, un “passaggio” associato al "passeur" Cristoforo
Oltre la scala delle scene sono dipinte su due registri, non hanno nessun
legame con la religione. Due scene vengono d’opere letterarie (romanzo di
cavaliere, exempla); le altri sono legate alla conquista dell’Italia del Sud da
Carlo D’Angiò (Anjou). Si sviluppano in due registri, superiore e inferiore.
Inizieremmo con il registro superiore.
· Storia della conquista della Sicilia dagli angioini
La morte di Federico II, avvenuta nel 1250, ravvivò le speranze del
papato di riprendere il controllo politico sull’Italia meridionale e sui comuni
ghibellini. L’erede legittimo dell’imperatore svevo, Corrado IV, era impegnato
in Germania a raccogliere la successione e in Sicilia agiva come reggente[1]
Manfredi, figlio naturale di Federico. Approfittando della momentanea assenza
di Corrado IV e accogliendo le rivendicazioni di feudatari del Mezzogiorno che
aspiravano ad una maggiore libertà di azione, il papa Innocenzo IV, acerrimo[2]
nemico dell’Impero e promotore di una crociata antislamica, offrì al fratello
del re di Francia, Carlo d’Angiò, la corona di Sicilia. Il papato e il regno di
Sicilia erano, in quel momento storico, le due maggiori potenze sul suolo
italiano; ma nel sud della penisola l’assolutismo imposto da Federico II non
aveva consentito la nascita di aggregazioni sul modello delle città del Settentrione
d’Italia[3].
Chiamando un francese, Innocenzo IV intendeva separare dall’Impero Tedesco i
territori del Mezzogiorno che insieme a quelli imperiali dell’Italia centrale e
settentrionale circondavano, da Nord e da Sud, lo Stato della Chiesa.
Inoltre, secondo il disegno papale, sarebbe nata al posto di quella sveva
una dinastia alleata nel regno meridionale che avrebbe portato alla formazione,
con le città alleate del pontefice, di una grande lega guelfa. Tuttavia
Manfredi seppe resistere all’offensiva papale fino all’arrivo dell’imperatore
con un esercito. Corrado IV, però, morì poco dopo lasciando un figlio di due
anni; quando si diffuse la voce della morte anche dell’erede imperiale,
Manfredi si fece incoronare re di Sicilia (1258). Per consolidare il suo
potere, il nuovo re strinse legami con il movimento ghibellino dell’Italia
centro-settentrionale riprendendo le funzioni che qui avevano cercato di
esercitare gli imperatori. L’elezione nel 1265 di un papa francese,
Clemente IV, fermò i tentativi egemonici sui comuni italiani; infatti il
pontefice si accordò definitivamente con Carlo d’Angiò contro Manfredi.
L’angioino si scontrò nel 1266 a Benevento con Manfredi uscendo vittorioso dal
campo di battaglia.
[1] Chi gestisce il regno nel frattempo
di una vacanza.
[2] Acerrimo = peggio.
[3] Città ghibelline e guelfi.
· Carlo D’Angiò investito dal Papa Clemente VI
10. Lo scuderio del re
11, 12 e 13. Il Re
investito dal Papa
La data dell’investitura è il 6 gennaio 1266, giorno dell’Epifania
(associata alla famiglia dei Baux, che hanno preso la Stella come simbolo). Lo
scuderio evoca il viaggio precipitato da Carlo D’Angiò per Roma, e qui
rappresenta il suo esercito.
· L’esercito di Carlo D’Angiò e campo suo
14 e 15. L’esercito di
Carlo D’Angiò (+9)
L’edificio con la campana evoca Roma che lascia l’esercito di Carlo D’Angiò
per raggiungere il mezzogiorno. È confermato dall’iscrizione “Post coronationem”
– dopo l’inconoronamento; mentre la seconda, “in Sici…” evoca la Sicilia.
19.
Guglielmo d’Orange
· La battaglia di Tagliacozzo (23 agosto 1268)
Questa battaglia permette a Carlo D’Angiò di conquistare regno suo (Regno
di Napoli): è la disfatta dell’ultimo rappresentante della famiglia di
Hohenstaufen (la famiglia di Federico II), il giovane Corradino, che è
catturato, e messo a morte.
16. Carica dei cavalieri
· Una rappresentazione di una “chanson de geste” : Guglielmo d’Orange e il Gigante Ysoré sotto le Mura di Parigi
17. Confronto Guillaume d’Orange
e Ysorée
18. Ysorée e Parigi
La storia della conquista del regno di Napoli riprende al registro
inferiore.
· Comparizione di Corradino
20. Corradino e Carlo D’Angiò
Giudicato da Carlo D’Angiò, il giovane imperatore è condannato a morte, ed esecutato (cadavere che tira un cavallo).
· Combattimenti di Cavalieri
21. Combattimento di
cavalieri
Il combattimento è localizzato sotto la Battaglia : in realtà rievoca l’episodio
della vittoria. Un cavaliere ne uccide un altro da lancia sua. L’araldica permette
di riconoscere le armi della famiglia dell’Isle Jourdain (Giordano), parente di quella di
Tolosa.
· Interpretazioni
Lo stemma della famiglia dei Baux de
Provence (stelle del soffitto del secondo livello) e il legame con la storia di
Carlo I d’Angiò pongono problema perché il Contado Venassino non è in Provenza.
L’ipotesi è che un membro della famiglia dei Baux, entrato nell’ordine avrebbe
accomandato l’affresco.
Secondo lo storico d’Arte Térence du
Deschault de Monredon, l’ipotesi che appare la più evidente, basata sullo
studio dell’araldico (i simboli presentati nelle pitture) è un’opera comandita
da Barrale II signore dei Baux-de-Provence, o dal suo figlio. Barrale è morto
nel 1268, figlio suo Bertrando nel 1305.
Secondo questo storico un signore
della Gascogne, Giordano
IV il Vecchio aveva partecipato alle operazioni di
guerre di Carlo D’Angiò, ai fianchi di Barrale e Bertrando dei Baux.
Nella
condanna di Corradino, lo Storico vede anche l’evocazione della condanna
di Giordano VI dei Baux, che era presente nel 1282 allo Vespro
Siciliano, episodio
nel quale i francesi furono cacciati della Sicilia da un moto.
Caso particolare, Giordano (Jourdain) che aveva
ucciso un sergente reale, fu impiccato a Parigi
il 7 maggio 1323, ma prima corpo suo fu tirato da un cavallo, calvario che aggravava
la pena di morte. La rappresentazione della sua condanna è divenuta un “esempio”
tipo nelle miniature dei libri.
Fonte principale –
Térence du Deschault de Monredon, “La
Tour Ferrande à Pernes-les-Fontaine”, Bulletin Monumentale, 173-4, 2015; p.
333-347
II – Fontaine-de-Vaucluse
· Mappa film 2
Un paese che si localizza dove sorge un’importante fonte. Nelle origini,
troviamo un’insedio monastico attributo a un eremita nominato Veran legato al
vescovo di Cavaillon. Distrutto nel 1034, il monastero è restaurato. La città è
sormontata dal palazzo episcopale dei vescovi di Cavaillon.
Ø Chiesa
San Véran – chiesa romana che comprende la tomba di Véran
1. e 2. Chiesa di San
Véran
Ø La memoria di Petrarca: il museo Petrarca
A partire del 1339 fino al 1353 Petrarca è venuto vivere alla Fontana
della Valchiusa per “ascoltare l’acqua”. Il luogo era uno dei suoi luoghi di
predilezione. Dopo, oltre Petrarca, la città è rimasta un luogo di soggiorni di
poeta.
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